Mario Botta
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Mario Botta; ticinese, nato nel 1943, inizia la sua attività di architetto collaborando con Carlo Scarpa, Le Corbusier e Louis Kahn.
Il suo linguaggio architettonico, dalle prime case unifamiliari in Ticino, alla Maison du Livre, de l’Image et du Son di Villeurbanne fino al Museo d’Arte Moderna di San Francisco, è stata definito “semplice, arcaico, eterno, fatto di nuda evidenza e di sensazioni intense”.
L’architettura comporta la costruzione del contesto, non è un oggetto isolato ma un’entità che, per sua natura, si radica a un luogo che è sempre unico. Per questo il territorio è parte integrante del progetto e mai elemento accessorio. In questa accezione si può dire che l’architettura è quella disciplina che piuttosto che costruire in un contesto, costruisce quel contesto.
La luce è ciò che genera lo spazio. Mette in risalto, dona ritmo, scandisce gli spazi e porta equilibrio nella struttura: senza di essa non può esserci percezione né dello spazio, né dell’architettura. La luce è l’elemento che completa il progetto architettonico, pertanto è necessario il suo studio in fase di progettazione per determinare che caratteristiche dovrà assumere per diventare l’elemento fondamentale per la comprensione e la fruibilità dell’opera costruita.
I materiali naturali sono caratterizzati da maggiore resistenza e durabilità, e da una grande duttilità, ossia la capacità di modificare, nello spazio e nel tempo, il loro aspetto, la loro struttura e quindi anche la loro immagine.